Questa è una domanda che mi sento ripetere da quando ho fatto il mio primo viaggio in Egitto, 7 anni fa.
Allora partivamo in due donne: io ed Elisabetta che durante il viaggio avrebbe compiuto 18 anni.
Era il viaggio dei nostri sogni.
Da molto tempo lo desideravamo e finalmente ci eravamo riuscite.
Non parlo nemmeno della difficoltà di recuperare il viaggio stesso: ci sono voluti due mesi perché le agenzie di viaggio che avevo contattato mi trovassero un viaggio che includesse anche la crociera sul Nilo e non semplicemente un soggiorno sul mar rosso (che non volevamo).
E ovviamente cosa succede? Qualche giorno prima della partenza, due uomini armati uccidono 11 persone fuori dalla chiesa copta di San Mena.
Tutti i parenti iniziano a chiamarci e supplicarci di non andare perché era pericoloso.
Mi ricordo di aver pensato: “l’attacco l’hanno fatto. Mica ne faranno un’altro sotto Natale???” E siamo partite.
All’arrivo, al di là delle cattive informazioni che ci aveva dato l’agenzia – ma questo è un altro capitolo di cui parlerò in un prossimo articolo – ci siamo trovate noi due, spaesate al massimo per i pregiudizi nei confronti delle popolazioni arabe, accolte da un giovanissimo egiziano che parlava un italiano molto stentato e da un autista del nostro minivan che parlava solo arabo. Tra l’altro ricordo il mitico Ali, con il quale abbiamo poi stretto amicizia.
E iniziamo un viaggio di un’ora e passa!
L’albergo era il Meridien Pyramids a ben 58km dall’aeroporto (anziché gli 800metri che ci aveva detto l’agenzia in Italia!).
Mi ricordo che Elisabetta doveva andare in bagno e che aveva rinunciato perché “aspetto, mamma, tanto l’albergo è vicino!”. Come no!
Ad un certo punto il minivan si ferma in una strada buia, piena di gente, di clacson che suonano, di bambini che si avvicinano all’auto chiedendo l’elemosina. E l’assistente, in un italiano misto spagnolo, ci dice qualcosa che non capiamo e…. scende!
A quel punto, ammetto, ho avuto paura e mi sono pentita di essere partita da sola con una ragazzina. Ma… dopo un’attesa che ci è sembrata infinita, l’assistente è salito con due bellissimi mazzi di fiori!
E a questo punto mi sono sentita stupida; piena di pregiudizi verso gli arabi e le nazioni arabe. E non basta. Ci hanno portati poi in un albergo fantasmagorico; l’assistente ci ha fatto dare una stanza vista piramidi e la nostra vacanza ha preso una svolta diversa dalle paure dettate dai preconcetti.
Da allora sono tornata al Cairo un’infinità di volte, anche perché proprio in quel viaggio ho conosciuto il mio compagno di vita e quindi un motivo in più per tornare!
Mi sono innamorata del paese, ma tutti, parenti ed amici, mi sconsigliavano di andare perché il paese è pericoloso, le donne nelle società arabe sono sottomesse e non sono al sicuro, gli arabi sparano sui turisti per di più donne e cristiane!
Ma niente di più falso!!!!
La mia esperienza è stata molto bella sempre. Tanto che ci torno ogni volta che posso! É la mia “casa”, lì mi riposo e mi rigenero. Ma anche questa è un’altra storia…..
Torniamo a noi: l’Egitto è pericoloso adesso con la guerra alle porte?
MA NEMMENO PER SCHERZO!
Il paese è sicuro – ho già in tasca il biglietto per Pasqua –
Sento ogni giorno Hany e i suoi clienti. Tutti, nessuno escluso mi racconta di situazioni pericolose o anche solamente poco tranquille. Per quanto l’attuale presidente El Sisi non possa essere simpatico a molti, di certo sa come metter in sicurezza il suo paese. È un militare e tratta la sua nazione come fosse una macchina da guerra a riposo: funziona perfettamente e non lascerà che nessuno distrugga il lavoro che ha fatto in questi anni, con gran dispendio di fatica, soldi e reputazione. Sta traghettando l’Egitto di nuovo verso i paesi occidentali e non permetterà che accada nulla.
Ricordiamo che alla fine di ottobre del 2011 il presidente El Sisi ha annunciato la fine dello stato d’emergenza in vigore nel paese da quarant’anni (con una pausa tra il 2012 e il 2017), dichiarando:”l’Egitto è diventato un’oasi di sicurezza e stabilità nella regione. Quindi si è deciso di annullare la proroga dello stato di emergenza”.
IO ero lì. Da parecchio tempo e la vita trascorre frenetica ma sicura?
Ma ora? Molti amici e conoscenti mi chiedono se l’Egitto è sicuro , visto che confina con la Palestina…. Sicuramente è una domanda che anche voi vi siete fatti. Ma teniamo presente che la città più vicina, Sharm el-Sheikh dista due ore e mezzo di auto dal confine. Per non parlare di Hurghada, Luxor, Alessandria e il Cairo, che sono ancora più distanti!
I clienti di Hany mi parlano sempre di una sensazione di sicurezza e tranquillità durante tutto il loro viaggio, dal Cairo fino ad Aswan.
Per non parlare della Farnesina, che non dà nessun avviso di pericolo. Non ne parla proprio! E finché la Farnesina tace, non ci sono pericoli!
Non facciamoci prendere dalla paura collettiva, dai pregiudizi e dai luoghi comuni, a discapito di una nazione in realtà così vicina all’Italia, sia fisicamente che spiritualmente. Non dico che non ci sia la guerra alle porte, ma la guerra non è iniziata il 6 ottobre. C’è da 40 anni. Ma nessuno ci ha mai fatto caso finora.
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